Premio Letterario Franciacorta e L'Armonia Sensoriale tra Letteratura e Gusto: Un Successo Straordinario nella Quarta Edizione

Franciacorta, 3 settembre 2023

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La regione della Franciacorta ha vissuto una serata straordinaria il 3 settembre 2023, quando il Premio Letterario Franciacorta ha celebrato la sua quarta edizione, unendo la forza della letteratura contemporanea con l'arte culinaria locale. Questi due eventi hanno creato un'esperienza multisensoriale che ha catturato il cuore e la mente del pubblico presente.

Il Premio Letterario Franciacorta, dedicato alla letteratura contemporanea, ha avuto luogo nella suggestiva Sala del Pianoforte del Comune di Rovato (Bs). Con la presentatrice Alessandra Ferraro, Direttrice Isoradio, e i saluti del Sindaco Tiziano Alessandro Belotti, la serata è stata aperta in grande stile. Ma ciò che ha davvero reso unica questa edizione è stata la collaborazione con una sessantina di cantine associate a "In vino veritas" e alcuni produttori locali di salumi e formaggi.

L'evento ha dimostrato come la cultura culinaria possa diventare un ponte tra le parole scritte e i sapori autentici di una regione. I partecipanti hanno avuto l'opportunità di immergersi nella letteratura contemporanea di alta qualità e al contempo gustare una selezione di vini locali e prodotti tipici della Franciacorta. La performance musicale di "O sole mio" eseguita da Capiro-Di Canea con Alessia Pintossi (Soprano) e Fabio Valenti (Tenore), accompagnati dal Coro lirico Verdi di Brescia, ha aggiunto un tocco di lirismo alla serata.


Pedagogia 

vince: Paolo Bonafede
l’altra pedagogia di Rosmini

Motivazione finale

PREMIO NAZIONALE FRANCIACORTA 2023

Paolo Bonafede

L’altra pedagogia di Rosmini. Dilemmi, occultamenti, traduzioni.

Università degli Studi di Trento, Trento 2019 

 

Paolo Bonafede è Ricercatore RTdA nel settore scientifico disciplinare M-PED01 presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia, Università di Trento.

Laureato in Scienze filosofiche presso l’Università di Bologna ha conseguito il Dottorato di ricerca (2015 - 2018): Culture d'Europa, XXXI° Ciclo, Università di Trento ed è Visiting researcher presso ICP (2016), Paris.

È membro di numerose associazioni scientifiche e comitati editoriali quali:

·      il Centro studi e ricerche "Antonio Rosmini", dell'Università di Trento come Responsabile dell'area “Società degli Amici” per il coordinamento di junior researchers;

·      la Redazione della Rivista Scientifica Rosmini Studies;

·      la SIPED (Società Italiana di Pedagogia);

·      il CIRSE (Centro Italiano di Ricerca Storico-Educativa);

·      il CEMET (Centro di ricerca su Educazione, MEdia e Tecnologie) dell’Università di Bologna

Paolo Bonafede Consegue il Premio Nazionale Franciacorta presentando il volume L’altra pedagogia di Rosmini. Dilemmi, occultamenti, traduzioni, edito presso la collana Studi e Ricerche dell’Università degli Studi di Trento.

Lo studio, ben articolato, teoreticamente denso e documentato mira a gettare nuova luce sulla pedagogia rosminiana. Sulla base di un’accurata analisi delle fonti – con particolare riferimento all’opera incompiuta Del principio supremo della metodica (1839-1840) – il volume traguarda da una visuale inedita la pedagogia del Roveretano mettendo in luce aspetti ancora poco trattati del suo pensiero.

Discostandosi da una lettura meramente spiritualista, l'Autore propone un'interpretazione dell'antropologia rosminiana che prende in considerazione l'altro elemento fondamentale dell'uomo, il “sentimento fondamentale nella specificità corporea”, aspetto spesso dimenticato dagli studiosi di Rosmini, proponendo così anche un’indagine accurata sulla dimensione sensitiva e istintiva dell'essere umano. Tale prospettiva riannoda la questione del rapporto mente-corpo storicizzando un’antropologia altrimenti esposta all’astrattezza ed all’autoreferenzialità ontologica. Dunque, mette in luce l’Autore interpretando Rosmini: “è tramite la percezione intellettiva che si compie l'atto conoscitivo; pertanto, non basta l'idea dell'essere per dedurre la realtà ma occorre l’imprescindibile contributo del sensibile, dell’esperienziale, della datità materiale che viene a contatto con il soggetto e gli permette, anzitutto nell'atto della percezione intellettiva, di denotare la sensazione con l'idea di esistenza” (p. 81).

Nella seconda parte del volume è collocato lo spazio privilegiato per l'analisi della pedagogia rosminiana focalizzata principalmente sul testo Del principio supremo della metodica.

A partire da tale opera vengono messi in luce i nodi e le discrasie, in termini di contenuti e di metodi, che affiorano nella ricerca sui processi educativi nella prospettiva di Rosmini, verificando come l’esistenza di questioni teoretiche controverse ed irrisolte siano alla base della mancata pubblicazione e dell'occultamento al Paoli del medesimo volume.

L'ultima sezione dello studio, infine, identifica insospettabili orizzonti di continuità tra la teoresi rosminiana il panorama filosofico odierno, soprattutto con Autori quali Piaget e Vygotskij.

In tale prospettiva vengono fornite – sulla base dell'aderenza ai concetti elaborati dal Roveretano – nuove interpretazioni per una filosofia dell'educazione attuale che possa dirsi feconda ed in costante dialettica con il pensiero dei classici della nostra cultura educativa.

Il taglio originale del volume, la profondità della ricerca teorica che esso dischiude e la puntuale citazione delle fonti contraddistinguono il testo qui premiato ed il suo rigoroso argomentare filosofico.

Nel saggio, che tra l’altro si distingue per uno stile chiaro e puntuale, appaiono degni di nota e di essere richiamati, inoltre, le indagini e gli approfondimenti condotti sull’antropologia pedagogica, con riferimenti alquanto pertinenti ad Autori contemporanei, ad esempio Giuseppe Acone e Giovanni Maria Bertin.

 


Storia contemporanea 

vince: Paolo Borruso                                           Debte Libanos 1037

Motivazione finale

Paolo Borruso, Debre Libanos 1937. Il più grave crimine di guerra dell’Italia (Laterza, 2020).

Il volume di Paolo Borruso, articolato in quattro densi e scorrevoli capitoli, affronta un tema di notevole rilievo storiografico, ancora poco approfondito e dibattuto a livello nazionale e internazionale, quello dell’eccidio di in Etiopia tra il 20 e il 29 maggio 1937 dalle forze di occupazione italiane. Il monastero di

Debra Libanòs, perpetrato

Debra Libanòs è situato nella regione di

Oromo, a circa 80 chilometri a nord della capitale Addis Abeba, ed era stato fondato nel XIII secolo  dal santo Teclé Haimanòt e faceva parte della chiesa ortodossa etiope.

Il 3 ottobre del 1935, come è noto, Mussolini, con l’obiettivo di “lavare l’onta di Adua”, diede avvio alla campagna per la conquista dell’Etiopia, per ampliare i territori italiani del Corno d’Africa (dagli anni Ottanta dell’Ottocento l’Italia vantava nell’area le colonie di Eritrea e Somalia). La guerra contro l’Impero d’Etiopia, unico stato africano a far parte della Società delle Nazioni, fu particolarmente violenta, per la determinazione con cui le popolazioni locali vollero difendere il loro territorio e per la carica violenta e razzista del contingente italiano (messa ben in luce precedentemente dagli studi di Angelo Del Boca) che non si fecero scrupolo di utilizzare armi chimiche contro la popolazione, armi bandite da un accordo delle SdN a cui l’Italia aveva aderito. La guerra si concluse il 5 maggio 1936, con l’ingresso del generale Badoglio nella capitale Addis Abeba.

Le ostilità non cessarono con la fine delle operazioni di guerra convenzionali, ma si prolungarono con la crescente attività della resistenza antitaliana. I patrioti etiopi organizzarono un attentato (fallito) contro il vicerè Rodolfo Graziani il 19 febbraio del 1937, e questi ordinò al generale Pietro Maletti di massacrare gli abitanti del monastero, credendo che monaci e novizi fossero coinvolti nell'attacco alla sua persona e senza aspettare indagini con risultati ufficiali.

Si trattò del più grave eccidio di cristiani avvenuto nel continente africano, perché furono uccisi circa 2000 tra monaci e pellegrini. Il massacro fu attuato con l’obiettivo – mette in luce Borruso - di causare il massimo numero di morti, oltrepassando di gran lunga le logiche di un'operazione strettamente militare, e mettendo in evidenza il razzismo radicato nell’Italia dell’epoca, precedente tra l’altro le leggi razziali del 1938. Obiettivo degli italiani era stroncare la resistenza etiopica e colpire il cuore della tradizione cristiana per il suo storico legame con il potere imperiale del negus.


All’eccidio seguirono il trafugamento di beni sacri e le deportazioni di centinaia di sopravvissuti in campi di concentramento, mentre la chiesa etiopica subiva il totale asservimento al regime coloniale. Borruso mette in evidenza come ciò sia potuto accadere anche grazie all’accondiscendenza delle gerarchie ecclesiastiche del nostro Paese che, compiaciute dalla possibilità di diffondere il cattolicesimo in quelle aree dell’Africa, enfatizzarono la missione civilizzatrice italiana e manifestarono disprezzo nei confronti dei cristiani copti e del clero etiope, con pesanti giudizi sulla loro fama di eretici scismatici. A distanza di ottant'anni, i responsabili dei massacri non sono stati mai processati e nulla è rimasto della vicenda nella memoria storica italiana. Da qui l’importanza del libro di Paolo Borruso volto a restituire dignità e ricordo ai cristiani copti massacrati.


Motivazione:

Per aver ricostruito sulla base di fonti archivistiche e documentarie un episodio importante del passato coloniale del nostro Paese, sfatando miti e false convinzioni di un’Italia fascista esente da responsabilità in atti di violenza e di razzismo; per la costante capacità di mantenere vivi sullo sfondo della trattazione i quadri generali della società, i passaggi cronologici centrali, i protagonisti dell’asse politico-istituzionale e culturale; per aver dato alle stampe un libro importante dal punto di vista della ricostruzione storica e del dibattito storiografico, ma anche – vista la chiarezza espositiva - di interesse per un pubblico più ampio di cittadini interessati alle vicende dell’Italia del Novecento:

il Premio Nazionale Franciacorta 2023 – Sezione «Storia Contemporanea» viene conferito a Paolo Borruso, per la sua opera: Debre Libanos 1937. Il più grave crimine di guerra dell’Italia (Laterza, 2020).

Letteratura contemporanea
vede due vincitori

Giorgio Rascelli - I NONNI DI AMATRICE.                             Massimiliano Scuriatti - Le lacrime dei pesci non si vedono


Motivazione finale

Premio Franciacorta – sezione Letteratura contemporanea- La narrativa del paesaggio

Giuria: Francesco De Nicola (prof. Università di Genova e Granada)

Massimo Tedeschi (giornalista e scrittore)

Carla Boroni (unicatt.)


Giorgio Rascelli "I nonni di Amatrice. Una storia ambientata ad Amatrice", Morellini editore (giugno 2022) 

Il lungo racconto è quello di una comunità collinare-montana, con le sue tradizioni e le sue storie, sullo sfondo di un paesaggio (tema centrale della sezione) ben descritto, incontaminato, col suo turismo quieto e culinario.

Tutto questo, fino a quando il bel paese di Amatrice appunto (situato ai confini fra Lazio e Abruzzo) con le sue storie di uomini che lì vivono e lavorano, viene distrutto all'improvviso dal terremoto del 2016.

Questa è la tragica svolta che ci fa apprezzare particolarmente il libro, cioè l'intento dell'autore di raccontare luci e ombre di una bellezza accumulata nei secoli che, in pochi secondi, viene distrutta da una forza superiore e imprevedibile. Allora le pagine precedenti, spensieratamente descrittive (affidate ai ricordi di Luigi e alle sue vacanze dai nonni), diventano la premessa per una tragedia non voluta dall'insipienza dell'uomo (come nel caso dell'inquinamento dei mari del romanzo precedente), ma da una forza distruttrice che annulla ogni volontà umana.

Scritto con cura, con maestria, mantenendo un tono sostenuto (nei contenuti) davvero lodabile, il libro viene da noi considerato testo imprescindibile in seno a questa cinquina.

  

Massimiliano Scuriatti, "Le lacrime dei pesci non si vedono", La nave di Teseo (maggio 2022)

Si tratta di un romanzo scritto con passione, razionalità e maestria, che racconta la storia di pescatori siciliani interpretando il filone, oggi di grande interesse e ampiamente praticato, dell'ecologia. Siamo sul magnifico Golfo di Augusta nel secondo dopoguerra.

Il ricorso al siciliano (mutuando un po’ quella cifra stilistica verghiana), evidentemente per dare un'impronta verista alla narrazione, appare del tutto pertinente, mai scontato, nè tanto meno, arcaica.

La storia è ricca di colpi di scena e contemporaneamente di rimandi al mito e, pur essendo vicende che mischiano- come direbbe Manzoni- storia e invenzione, si ancorano a fatti veri della storia siciliana, quale nodo centrale per capire e far capire le scelte sociali e politiche che hanno determinato il percorso spesso drammatico dell'isola (la Sicilia appunto), ma anche dell'Italia intera.

Il tema centrale del paesaggio (fulcro della sezione letteraria del "Premio Franciacorta") è ben interpretato (purtroppo passando da un racconto da quello che fu un vero paradiso ad un vero e proprio disastro ecologico) e resta elemento preponderante di tutto il romanzo. 

Conclusioni

Le motivazioni dietro questi premi hanno evidenziato il contributo significativo di ciascun vincitore al mondo della conoscenza e dell'arte.

L'esperienza sensoriale è stata arricchita dal maestro pianista Gianluca Benatti, che ha deliziato il pubblico con la sua abilità musicale. Dopo la cerimonia, il buffet ha offerto ai partecipanti l'opportunità di continuare le conversazioni e condividere le loro passioni letterarie.

Questi eventi dimostrano come la cultura culinaria possa diventare un veicolo straordinario per la promozione del territorio. Attraverso la letteratura, il cibo e il vino, è possibile esplorare la storia, la geografia e la tradizione di una regione in modo coinvolgente e tangibile. La sinergia tra questi due mondi crea un'esperienza unica che va oltre le parole e che riflette l'identità autentica della Franciacorta.

Il Premio Letterario Franciacorta e l'armonia sensoriale tra letteratura e gusto sono una celebrazione della creatività umana e dell'essenza della cultura locale. Sono un invito a scoprire, condividere e apprezzare il meglio che il mondo delle parole e dei sapori ha da offrire. Non vediamo l'ora di continuare questa straordinaria tradizione nella prossima edizione.